Oratorio detto la “Casella” di Casalina

Oratorio detto la “Casella” di Casalina

L’ Oratorio detto la “Casella” si trova nei pressi della strada statale, poco distante dalla chiesa di Casalina. In estate è praticamente invisibile, completamente invaso dalla vegetazione. Nel periodo invernale si intravedono le mura immediatamente sotto strada.
Uno spaccato di storia di questo oratorio lo si deve alla ricerca del prof. Paolo Lapi e la successiva pubblicazione degli "atti della visita pastorale del 1768 e delle risposte al questionario del 1789 periodo dell’episcopato di mons. Giulio Cesare Lomellini". Il testo sotto fa riferimento a quel periodo storico.

L’oratorio. in origine, era amministrato da tre Confraternite: La Concezione, del Rosario e del SS. Sacramento. La Concezione e quella del Rosario avevano i rispettivi altari con le statue della Beatissima Vergine. La terza Confraternita del SS. Sacramento amministrava l’altare maggiore.  La Confraternita del SS. Sacramento e quella della Concezione erano tenute ad anni alterni a “dare soldi 4 di pane ai Confratelli tutti dalla cappa, e 2 a tutti gli altri, tanto uomini, quanto femine che intervengono alla processione a Pontremoli il giorno del Corpus Domini”.


Confraternita del SS. Sacramento

Gli Ufficiali della Confraternita venivano eletti Dopo il Vespro del giorno di Pasqua. Il voto avveniva in modo segreto alla presenza del Parroco.
La festa della domenica infra Ottava del Corpus si svolgeva in questo modo: alla mattina c’era il canto solenne della Messa all’altare “nella Casella”. Da qui partiva la processione che terminava nella chiesa Parrocchiale. Gli appartenenti alla Confraternita erano vestiti con la cappa bianca. Questa Confraternita aveva diversi obblighi tra i quali:
provvedere a procurare la cera per rifornire di candele tutto il Clero, i Confratelli, e gran parte delle Sorelle della Compagnia, durante varie festività: la processione della mattina del Corpus Domini, alle processioni del Giovedì e Venerdì Santo, durante la  preparazione alla festa del SS. Natale, per la benedizione del SS. Sacramento ed una serie di altre.


Confraternita della Compagnia dell’Immacolata Concezione di Maria

I suoi Ufficiali venivano eletti ogni anno per voto segreto, il giorno di S. Bernardo, alla presenza del Parroco, Cancelliere e Priore.
Le prime notizie della Confraternita della Compagnia dell’Immacolata Concezione di Maria risalgono al XVI secolo. Inizialmente era la sola operante in questo oratorio. Al suo altare c’era la statua dell’Immacolata Concezione rappresentata con la testa del serpente schiacciata ai i suoi piedi. Nell’Oratorio si celebrava la festa di S. Bernardo Abate e quella della Beata Vergine Immacolata. Nella pubblicazione dell’epoca viene riportato questo particolare  “con gran concorso di Popolo, e gran frequenza di Sacramenti”.
I Confratelli usavano la cappa bianca e si radunavano nella Casella quando occorreva.

A questa Confraternita spettavano le offerte fatte in tutte le seconde Domeniche dell’anno, nel giorno dell’Immacolata Concezione e S. Bernardo.
Vicino all’altare della Confraternita veniva lasciato un “Bigonzo” (grosso “vaso” di legno) che serviva a ricevere le offerte in canapa, lana o castagne. Era prevista una pena pecuniaria per i Confratelli che non intervenivano “alla Casella i giorni destinati e quando vi è qualche defunto”.
La Confraternita aveva gli obblighi elencati:
    • fornire un pranzo “frugalissimo” a parroci o confessori che intervengono alla festa e ai  sacerdoti della parrocchia, che assistono alla funzione. Avevano gli stessi doveri il giorno dopo la commemorazione dei defunti e durante la festa di S. Bernardo Abate.

  • Ai Sacerdoti invitati alla festa della Concezione e alla festa di S. Bernardo doveva dare 20 soldi per elemosina.
  • Dovevano inoltre elargire un pane a tutti i Confratelli dopo il rinnovo degli ufficiali
  • Provede annualmente con 22 candelle, e incenso per la “Novena devotissima”.
  • Provvedere per la cera delle messe parrocchiale di tutte le seconde Domeniche e per la funzione della Lavanda de Piedi, fatta nella Casella, dopo il mattino del Giovedì Santo.
  • Era obbligata a far celebrare 2 Messe per ciascun Confratello e Sorella della Compagnia, morti durante l’anno
  • Per la processione di tutte le seconde Domeniche era obbligata dare soldi 4 al “Sig. Rettore”.
  • Il giorno del Venerdì Santo doveva dispensare un quattrino a tutte le persone, che si porta alla visita del S. Sepolcro a Pracchiola, e si offriva in atto dell’adorazione della Croce.

Confraternita del Rosario

La Confraternita del Rosario fu eretta il 12 febbraio 1629 nella chiesa parrocchiale. Una lite tra  la popolazione e il rettore don Castellini, spinse il delegato episcopale, nel 1631, ad interdire sia l’altare che la Confraternita. Solo nel 1635, dopo una sentenza del Vicario generale di Sarzana, venne disposto che la Confraternita del Rosario doveva essere eretta nell’oratorio della Casella . Il vescovo nel 1642, autorizzò di poter esporre e portare in processione la statua della Madonna del Rosario. La statua venne realizzata e benedetta a Parma.
Nel 1784 l’altare e la statua venivano così descritti:
“Un Altare posto a cornu Epistolae dell’altare maggiore di detto oratorio dove esiste un quadro rappresentante la SS. Vergine del Rosario, S. Domenico e S. Caterina, che copre un nicchio con
sua vetrata, entro il quale vi è l’Immagine di detta Vergine, con mani, e testa e Bambino di legno vestita d’abito di damasco, guarnito d’oro falso, con manto di settino color celeste, una
corona in mano d’ambra, e medaglia d’ottone”.
Con questa descrizione non è difficile neppure individuare dove poteva essere questo altare, evidenziato con una scritta nelle foto.

Questo edificio è molto affascinate e meriterebbe una sua valorizzazione con la messa in sicurezza ed un cartello informativo. Raggiungerlo è estremamente semplice, vederlo un po’ meno. Parcheggiando nei pressi della Chiesa di Casalina, basta scendere lungo la strada per pochi metri in direzione Pontremoli. Prima del primo ponte (vicino all’ultima casa a sinistra) si scende a destra del ponte.

Ringrazio Marco Leonardi di Pontremoli che mi ha aiutato nell’identificazione e il prof. Paolo Lapi per il suo libro “Le chiese della Vicaria di Pontremoli negli anni dell’episcopato di mons. Giulio Cesare Lomellini” che si trova sul sito della Regione Toscana

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