La Lunigiana, come scriveva il viandante Carlo Caselli negli anni '30 ("Lunigiana ignota"), è quel territorio composto dai comuni posti lungo la valle del Fiume Magra e suoi affluenti. Oggi però, inserisco questo itinerario "fuori zona", limitrofo ma direttamente interconnesso dai flussi viari che si snodavano lungo le vallate del Magra....... e poi...... è comunque un luogo della mia città: Massa.
Il Canale del Regòlo è un piccolo ruscello che scende lungo una stretta gola sopra il paese di Forno (Comune di Massa - MS). Risulta poco conosciuto a chi non percorre i sentieri del CAI. Per questo motivo è poco frequentato e in condizioni ancora eccellenti, senza alcuna traccia di quei turisti della domenica che abbandonano ogni cosa sulle sponde dei fiumi.
E' un luogo che ho visitato spesso sia in inverno che in estate, essendo a pochi "passi" da casa. L'escursione in questo luogo inizia da Massa, salendo lungo la vallata del Fiume Frigido in direzione Canevara, paese posto proprio sulle sponde del fiume, raggiungibile in pochi minuti d'automobile. Si attraversa il paese e si continua, mantenendoci sulla strada principale in direzione Forno. Passati pochi minuti, si arriva ad un bivio. Rallentando e guardando la montagna di fronte, si notano piccole case arroccate in luoghi raggiungibili unicamente a piedi..... osservandoli un pensiero si fa strada: "Che luoghi favolosi! Che bello avere una casetta lassù". E' il pensiero col "senno di poi", quello che possiamo fare adesso osservando quelle case nel verde, immerse nel silenzio, che dominano il paesaggio sottostante...... ma pensiamo alla dura realtà degli anni passati, quando il lavoro e la sopravvivenza poggiavano sulla pastorizia, sull'agricoltura e la raccolta di prodotti del bosco: quanta fatica e sofferenza. E' incredibile come le situazioni cambino e così, da case di lavoro e fatica, si sono trasformate in case di vacanza e riposo, alcune tutt'ora stabilmente abitate tutto l'anno.
Continuiamo sulla sinistra, in direzione Forno. Salendo si passa di fianco alla chiesa, che precede il paese. Già dalle prime case la strada si stringe in modo repentino, bisogna rallentare e fare molta attenzione perchè in queste strette strade transitano anche camion e autobus di linea. Attraversando il paese non si può fare a meno di osservare la scuola (tutt'ora usata) e la caratteristica "Casa Socialista" sulla destra. Forno è un paese sorto in un luogo freddo, in una vallata dove il sole arriva pochissimo, cresciuto attorno ad una Filanda (stabilimento di lavorazione e filatura della seta e del cotone), un tempo di proprietà del Cotonificio Ligure. Ci si lascia alle spalle il centro del paese e si sale..... in una stretta curva a gomito, sulla destra di osserva un ex struttura industriale, la Filanda citata prima, utilizzata adesso come museo e luogo di ritrovo per manifestazioni. Vale la pena una visita, per chi non l'avesse mai vista. La struttura è immensa e solo in piccola parte ristrutturata. Questa struttura fu bombardata e distrutta nella seconda guerra mondiale. Quelli che apparentemente sembrano palazzi bianchi, in realtà erano i convitti in cui vivevano i lavoratori della filanda.
Si prosegue lungo la strada salendo ancora, si passa di fianco al campo sportivo e si giunge in un punto in cui la strada si allarga e si divide. In questo punto si svolta a sinistra, passando di fronte e poi di fianco ad una casa in pietra. Si sale ancora fino ad un tornante con una grossa vasca/cisterna ricavata da un container. E' qui che ci si ferma e si prosegue a piedi.
Proprio nella curva è segnato il sentiero 37 che sale appunto nel letto "prosciugato" del Canale del Regòlo. E' un ambiente dai contrasti elevati: il bianco del marmo contrasta con il verde acceso dei prati, rotto da pietra grigia e poi ancora col l'azzurro cielo estivo. Il letto del ruscello è dominato dal bianco del marmo, proveniente da cave ormai chiuse. Lo scorrere a valle le ha levigate, creando ciottoli o massi senza spigoli, figure morbide spesso arrotondate, alternate a pietre di altri colori, rotolate giù dal monte chissà quando.
Si cammina salendo nel lastricato del sentiero 37, costruito pietra per pietra dai cavatori. Non è una comune mulattiera ma una cosiddetta via di lizza, costruita lungo il fianco della montagna, per far scendere i blocchi di marmo a valle. Come tutte le strade di lizza, è costruita per portare i blocchi a valle, nel più breve percorso possibile. Sale inoltre diritta perchè le curve potevano essere una difficoltà, per la tecnica di discesa chiamata lizzatura. Se si osserva bene la strada di lizza, si nota che questa è costruita con due sistemi. Dove possibile si è scavato nella roccia con l'ausilio di cariche esplosive e poi rifinite le pareti con mazze e scalpelli. L'altro sistema era la costruzione di massicciate, ben visibili dal letto del torrente. Queste venivano fatte innalzando mura a secco, costituite dall'incastro delle pietre....... praticamente quelle strade non hanno cemento o calce che le lega in qualche modo. La lizzatura, veniva fatta facendo scivolare i blocchi su pali posti sotto "la slitta". Ovviamente i blocchi erano legati a monte in modo da farli scendere piano piano. Era un lavoro rischioso.
Guardando verso la parte alta della strada, si notano alcuni castagni posti ai margini della via stessa. Si cammina fino a raggiungerli...... in questo punto, l'acqua torna a farsi sentire con piccoli salti. Proprio a monte di questi castagni c'è la prima pozza d'acqua. Ha un colore azzurro, trasparente..... è limpida e fresca. Si rimane colpiti dalla bellezza ma non soffermiamoci troppo: poco a monte ci sono pozze più belle.
Si prosegue passando sotto una roccia che fa quasi da copertura al sentiero e costringe a chinarsi, quasi a passare carponi. Bisogna fare un po' di attenzione alla schiena e a non essere sbilanciati da zaini...... nulla di pericoloso ma sicuramente merita attenzione.
Salendo l'acqua aumenta la propria portata. Si arriva fino ad un piccolo ponte di cemento armato, una delle tante piccole testimonianze dell'estrazione, fortunatamente ormai finita di quella zona. Si attraversa il fiume, passando di fianco a quel ponte...... è il momento di rinfrescarsi le mani e "saggiare" la temperatura dell'acqua...... sembra meno fredda di quel che è, ma non mi faccio ingannare, so che è solo un impressione dovuta al fatto che si è camminato e allo spessore della pelle nelle mani...... altra cosa sarà quando si immergono piedi e gambe!!
Passato il ponte, arrivano le pozze più belle, quelle più "grandi" dove è possibile anche fare un piccolo bagno, freddo permettendo. Nella prima pozza, noto subito una cosa che NON mi piace per nulla: questo è un luogo "incontaminato", se è vero che ci sono tracce di passate estrazioni e lavorazioni, è altresì vero che la natura si è riappropriata dell'ambiente, gli scheletri metallici fanno ormai parte della storia (come il ponte, le ruote dei fili, le teleferiche ecc...). Quel che però non sopporto è notare che nella prima pozza, qualcuno si è fatto la "dighetta" con delle borsine in plastica!!! Questa non è Renara e si spera non lo diventi MAI...... la speranza è che questa zona sia sempre frequentata da persone CIVILI, amanti della natura. Per chi non lo sapesse, Renara è una zona del Fiume Frigido, dove la gente va a fare il bagno...... anche lì ci sono pozze e acqua cristallina, ma essendo accessibile, è frequentata anche da alcuni "naturalisti della domenica" (non tutti fortunatamente), pigri, distratti, scontrosi e soprattutto consapevoli o inconsapevoli inquinatori, che hanno costruito dighe con sacchi di sabbia, sacchetti, tavole e poi capanne abusive con sedie di plastica, fornelli e spazzatura varia.
Salendo, fortunatamente, non si trovano altre pozze fatte da sacchetti e si spera non ce ne siano in futuro. Osservando le pozze, si notano i vaironi che popolano queste acque. Si tratta di pesci di piccola taglia, simili a cavedani, tipici dei piccoli corsi d'acqua montana a fondo ghiaioso. E' incredibile come siano arrivati fin quassù. Le pozze sono alternate da discese d'acqua, piccoli salti, piccolissime rapide con colori dell'acqua che vanno dal cristallino, a sfumature azzurre o verdi a seconda del tipo di roccia e la vegetazione attorno. Nel torrente non c'è traccia umana..... niente carte, niente sacchetti, niente di niente e facciamo che così rimanga! Fermo restando che la bellezza è soggettiva, merita di essere menzionato una particolare pozza. Si trova a valle di una enorme pietra sormontata da una funicolare..... facendo molta attenzione e scendendo nel fiume (discesa che sconsiglio a bambini o adulti privi di scarponcini), si arriva nell'altra sponda in un apertura di una roccia. Guardando dentro questa apertura, si nota una grande e profonda pozza, sormontata da un "tetto" fatto appunto da questo grandissimo masso. E' molto suggestivo.
Proseguendo ancora più a monte, la via di lizza si discosta dal fiume che scorre sempre più incavato..... qui ci sono alcune belle pozze, non facili da raggiungere, dov'è possibile passare ore al fresco, in totale isolamento.
Chi ha voglia di camminare ulteriormente, può arrivare fino ad una piazzola di raccolta dei blocchi, dov'è ancora presente una vecchia teleferica. Da lì il sentiero continua ripido per poi dividersi in due direzioni, in ambiente stupendo. Percorsi molto belli per chi fa trekking, ma non è il target del mio sito (a me piace segnalare ambienti paesaggisticamente belli o storici)
Consigli....
Il luogo è accessibile a chiunque, non servono allenamenti particolari. I bambini molto piccoli vanno sorvegliati a vista, essendo il luogo fatto da pietre dove è facile cadere. Bambini più grandicelli (delle elementari) si divertiranno sicuramente molto in questi posti, specie nelle pozze dopo il ponte che hanno anche qualche pezzetto di "spiaggia" (rive composte da sassi un po' più piccoli e che degradano dolcemente nelle pozze). Sono raccomandati scarponcini da montagna, per lo meno fino ad arrivare sulla pozza che si desidera e delle ciabatte per entrare in acqua. E' un ottimo posto per trascorrere un pomeriggio con amici e fare una buona grigliata.