Il Torrente Servola (Canale Della Selva)

Torrente Servola

Il Torrente Servola, chiamato anche Canale Della Selva, scorre al confine tra il comune di Aulla e Podenzana. E' un ruscello invisibile e "schivo", un timido bambino... un animale selvatico che sfugge alla vista. Mi sono letteralmente innamorato di questo torrente dalle infinite sorprese. Da tanto tempo ne pianificavo una visita, ma per tutta una serie di situazioni e valutazioni errate, lo avevo sempre evitato, sbagliando di grosso.  Fino a ieri era il mio piano B, l’esplorazione da fare nei tempi morti.
 E così, che in una tarda mattinata estiva, giusto per sgranchire le gambe, mi sono recato a Stadano, deciso ad affrontare il torrente, dalla sua confluenza col fiume Magra, dove si arriva direttamente con la strada asfaltata. Arrivo e parcheggio sotto il viadotto autostradale, proprio di fianco al letto del Torrente... il caos! Il rumore dei mezzi che passano sul viadotto, coprono ogni rumore. Blocchi e pali in cemento scaricati sotto il cavalcavia. Un sentiero scende nei sassi del torrente... non c'è acqua! Niente.... tutto asciutto. Non è una novità, altre volte parcheggiando l'auto proprio qui, per poi andare sul fiume Magra, avevo sempre notato il letto asciutto o con pochissima acqua. Cammino verso monte, sulle pietre del greto, tra il rumore dei motori e dei pneumatici che sbattono sulle giunture del viadotto. Il letto del torrente è arginato da blocchi di cemento ormai ricoperti dalla vegetazione. Dopo centocinquanta metri circa, l'assolata distesa di sassi è interrotta dalle prime tracce d'acqua, torna la vegetazione e il fresco. Un albero di traverso ostacola la risalita e chiude la vista a quel che c’è dall’altra parte. Mi levo gli scarponcini ed entro dentro i pochi centimetri d'acqua, passando sotto il tronco.
 Incredibilmente l'ambiente cambia del tutto: il torrente entra in una gola ricca di verde,  ma facilmente percorribile. E' totalmente un altro "mondo", sembra quasi che la natura abbia voluto mettere un muro tra le ferite fatte dagli uomini e quel luogo ancora in qualche modo ordinatamente "selvaggio". Solo il costante rumore delle auto, ancora mi accompagna, ma anche quello via via è sempre più lontano e impercettibile... fino a sparire del tutto. Lo schivo e timido torrente di cui vi parlavo all'inizio, qui si mostra in tutta la sua bellezza, con i suoi colori e le piccole pozze.
Salendo, sulla destra, si incrocia un inatteso grande frantoio... non è segnato e neanche segnalato nelle mie mappe.
E' veramente imponente: tre piani, un palazzone di pietra completamente ricoperto di rampicanti. E' ancora visibile una delle stanze dove arrivava l'acqua convogliata sulle pale che, girando, mettevano in funzione le macine.
Giro sulla sua destra, passando sotto i rampicanti e arrivo all'entrata principale, lo spettacolo è stupefacente: una macina è adagiata di fianco all'entrata, sul trave dell’entrata, una data ricorda il probabile anno di costruzione e i proprietari, 1872 “BINOTTI”
Non trovare oggetti moderni attorno e la sua assenza nelle mappe, mi fa pensare che non sia attivo da tantissimo. Le mura sono paurosamente precarie, il pavimento del piano superiore è collassato per il crollo del tetto. E' pericoloso addentrarsi, ma gli archi che si vedono dall'esterno invitano a fare delle foto. Con grandissima cautela, muovo qualche passo nel punto centrale. Questo frantoio doveva essere di una bellezza straordinaria, lo è pure adesso, con i suoi ampi archi in pietra. Al centro è cresciuto un albero, quasi a rimpiazzare il tetto. Le mura sono ancora miracolosamente in piedi, grazie ai rampicanti. C'è un connubio e complicità tra questo favoloso rudere e la vegetazione che lo avvolge. Non è così comune vedere una simbiosi tra naturale e artificiale... questa è bellezza allo stato puro.
Proseguo risalendo il torrente e poco più avanti, un secondo mulino. Anche questo, sebbene più piccolo, è di una certa imponenza. Noto nelle mura esterne e interne, aperture ad archi murati, dove un tempo c’erano aperture. Mi fanno supporre che questi mulini, abbiano subito modifiche negli anni e che magari siano stati attivi per decenni. 
Proseguo sul torrente, ma il mio percorso è sbarrato da un piccolo salto d'acqua insormontabile. Raggiro l'ostacolo arrampicandomi sul bosco lato mulini, per poi ridiscendere subito sopra la cascatella. Poche decine di metri ancora e mi ritrovo di fronte una cascata che alimenta una stupenda pozza d'acqua, dai riflessi azzurri e verdi. Poco più a monte esiste un'altra cascata chiamata "bozzo della casca". Sul fianco della cascata, si erge un muro in pietra: sono le tracce del canale da cui veniva fatta convogliare l'acqua nei mulini. Mi fermo, mi levo lo zaino... di fronte a questa bellezza, non resta che ammirarne lo spettacolo in silenzio.
Ripercorro tutto a ritroso, quattro ore sono volate via tra foto e osservazioni. A ritroso anche vista e udito: prima si inizia a sentire l'autostrada in lontananza, poi via via più forte. Arrivo al tronco sopra l'acqua, mi levo gli scarponcini e passo sotto quella "porta" che separa i due modi... l'acqua sprofonda tra le rocce e scompare, sulla destra si iniziano a vedere blocchi in cemento, il rumore di motori aumenta e si inizia a vedere il cavalcavia autostradale dei tempi moderni. Ottocento metri di distanza fisica e cento cinquant’anni di distanza temporale...

Indicazioni

Da tempo esiste un percorso comodo segnalato da Podenzana... per i più avventurieri...
Qui meglio di ogni altro posto, si passa in breve, dal caos e dalla confusione dei giorni moderni, alla pace e all'aria di tempi passati. I contrasti uditivi e visivi che si percorrono sono un'esperienza pazzesca sia all'andata, che al ritorno: in ottocento metri circa, si passa in due ambienti totalmente diversi. E' un luogo che indubbiamente porta a delle riflessioni.
Passate il ponte nuovo di Stadano e percorrete la strada asfaltata, rimanendo sempre lato fiume (rimanete sempre alla vostra destra). La strada si restringe e sale fino ad arrivare ad un punto in cui si allarga in uno spiazzo di fronte ad una casa. Di fianco a voi c'è l'autostrada. Proseguite in auto sulla strada a destra, stretta tra l'autostrada e la casa. Percorretela fino ad arrivare sotto il cavalcavia autostradale. Parcheggiate. Scendete nel greto del torrente asciutto e iniziate a risalire. A centocinquanta metri l'acqua inizia a scorrere nuovamente. Qui c'è un albero che ostruisce il passaggio... non vi resta che togliervi gli scarponcini, mettere i piedi in acqua e passare sotto il tronco. L'acqua è alta pochi centimetri Proseguite salendo, il primo mulino è alla vostra destra, a poca distanza nel fresco del bosco. L'altro è poco più avanti. Salendo ancora, incontrerete una cascatella che blocca la risalita, dovete risalire nel bosco e passarci di fianco (lato mulini) e risalire fino a scavalcarla. Poco più a monte, troverete la cascata da cui i mulini convogliavano l'acqua verso le vasche.
 
Consigli
Servono gli scarponcini per camminare sia sui sassi del torrente che nel bosco. In due punti è necessario toglierli per passare direttamente in acqua (profonda pochi cm). Personalmente raccomando SEMPRE scarponcini col tacco e non a suola uniforme, perché l’eventuale scivolata viene bloccata dal tacco stesso.
Come in tutti i fiumi e torrenti, attenzione con i piedi e suole bagnati. Consiglio pantaloncini corti alle ginocchia, giusto per non bagnarli.
Molta molta cautela attorno ai mulini perchè tutto è in piedi, in modo molto precario. Ovviamente, consiglio di NON ENTRARE e osservarli da DEBITA DISTANZA. Qualunque cosa facciate è di vostra iniziativa personale, con tutti i rischi del caso. Sul lato sinistro del primo mulino, c'è un sentiero, NON salite fino nel bosco da quel sentiero!! Porta al canale che alimenta il mulino (ormai coperto di terra) e lì si ferma. Il rischio di scivolare e farsi male è grande, non vale "la candela". Dopo il secondo mulino, c'è una piccola cascatella. Raggiratela passando dal bosco.
Arrivati alla cascata con la pozza grande, fermatevi! NON PROSEGUITE! Sopra ci sono un'altra cascata e altri mulini, ma NON sono raggiungibili dal fiume e proseguire comporta grandi rischi. Come faccio a saperlo? Semplicemente io li ho raggiunti tramite un sentiero disagevole ma NON pericoloso, vicino all'ultima casa che avete affiancato dopo Stadano, quindi ben più lontano da dove siete ora. Quel sentiero vi porta proprio sopra all’ultima cascata. Il problema è che il sentiero, a tratti è invaso da rovi.

PS
Ringrazio Stefano Lazzeroni di Pondenzana che mi ha segnalato alcune imprecisioni

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