La cascata di Rio Terchio e i partigiani di Camporoma

Cascata

Tanti luoghi in Lunigiana, risultano sconosciuti ai più, tra questi c'è la cascata sul rio Terchio. Il rio Terchio è un torrente della Valdantena, nel comune di Pontremoli, affluente di sinistra del Magra. Si congiunge al Fiume Magra nei pressi di Groppodalosio inferiore.
Posso dire che quella vallata l'ho percorsa in lungo e largo ma evidentemente, anche quando credi di aver visto tutto, ti accorgi che qualcosa è sfuggito. Un giorno, aprendo facebook, mi vedo un messaggio da Monica Giannecchini, un' amante della natura e attivista per la sua difesa che mi segnala la cascata. Mi allega una foto... le foto delle cascate, non so per quale motivo, non rendono mai nè loro bellezza nè la loro grandezza. Dalla foto appare un salto d'acqua quasi anonimo... uno dei tanti.
 La camminata verso la RIscoperta inizia presso una strada bianca di Casalina Superiore, tra curve in mezzo al castagneto. Un bosco pulito e coltivato fino a pochi anni fa, tenuto pulito ed in ordine. Il tempo scorre e lentamente una natura apparentemente disordinata, si riappropria dei suoi spazi. Sono passati diverse volte da qui e so per esperienza che, salendo silenziosamente, questo è un buon punto di osservazione degi animali: capita quasi sempre l'incontro con caprioli. Poco più in alto, nei periodi innevati, si possono anche osservare le tracce dei lupi che scendono dai prati di Logarghena. Sono animali timidi, li ho fotografati con le foto trappole, ma mai visti di persona… magari mi hanno osservato da lontano… chissà.
La strada bianca è come una piccola ferita nel verde, non vedo l'ora di abbandonarla. Risalgo alcuni tornanti fino ad arrivare ad uno più largo, dove inizia il sentiero, proprio nel mezzo nella curva. Lo seguo, prosegue sulla costa del monte, seguendo la linea de torrente Terchio, che scorre molto più in basso. Non si vede ma si fa sentire con il suo scorrere veloce. Poco più avanti, si costeggiano terrazzamenti, non sono palesi ma si osservano i bassi muretti che seguono i profili della costa. Non è facile seguire il lungo sentiero per la cascata: il tempo ne ha cancellato in parte le tracce. Dopo un lungo camminare, tra lievi salite e qualche rara discesa, si raggiunge una piccola zona pianeggiante da dove si intravedono i resti di una struttura in petra. Osservano, ci si accorge che in realtà erano almeno 3 stabili. Pochi metri sotto c'è il fiume, ormai siamo quasi arrivati. Possiamo supporre che quei ruderi, ormai ridotti a sassi e coperti di vegetazione, siano resti di un mulino. In questo punto, si deve fare attenzione.... il sentiero scorre verso il il torrente, lo raggiunge e scompare. Sull'altra sponda uno stupendo e ripido lastricato sale, mi aspetta, ma adesso è tempo di andare alla cascata che attende, poco distante. Passo sulla sponda destra del torrente e risalgo. Qui il sentiero gioca a nascondino, in parte sommerso dal letto del fiume, in parte dalla vegetazione..... ma non serve, basta seguire il letto del torrente: una curva, un tratto rettilineo e la cascata si mostra in lontananza. Ancora qualche metro ed è lì davanti... ennesima conferma che le foto falsano la reale bellezza.
 L'acqua del torrente scende con una splendida cascata che forma una pozza d'acqua, di lato un piccolo canaletto forma un'altra piccola cascata che si nebulizza scendendo tra le rocce. Luogo splendido, molto selvaggio. Non c'è modo di avvicinarsi alla cascata, se non in estate, andando in acqua..... peccato! Starei ore seduto qui ad osservare, immerso in questo angolo di mondo, a “due passi” da casa mia. Faccio qualche foto, compresa una con autoscatto, sotto la cascatella più piccola, la più vicina ed accessibile. Questo darà l’idea dell’altezza. Breve pausa, quale miglior posto! Bevo e mi siedo, la cascata mi tiene compagnia con le sue scroscianti acque. In questi luoghi non serve chiudere gli occhi ed ascoltare, i rumori sono la colonna sonora della bellezza che ci circonda. 
Ora di andare in esplorazione, per luoghi storici: poco più a monte della cascata, da racconti di amici e di anziani partigiani, so che c'è una località chiamata Camporoma, dove i partigiani si erano stabiliti per sfuggire ai tedeschi. Ridiscendo il fiume sulla sponda destra, fino ad arrivare al lastricato. Dalle mappe risulta essere un percorso molto antico, costruito su un ripido pendio che saliva e si riconduceva a percorsi a monte tra i prati di Logarghena il passo del Cirone, passando da Pracchiola. Le pietre del lastricato sono perfettamente incastrate tra loro, non riesco a immaginare il tempo impiegato per costruirlo e la maestria necessaria per questa che pura arte.
Salendo tra i gradini, si notano pietre incise: lettere, parole, luoghi, simboli e date... testimonianze lasciate lì a futura memoria in un luogo di passaggio. Nessuno poteva pensare che quella mulattiera sarebbe diventata un luogo abbandonato dove le incisioni, sarebbero state lette solo da un curioso "esploratore". In particolare se ne leggono alcune, poste su una grande pietra dove gli alberi lasciano la vista alle montagne circostanti.
Incrociando il primo sentiero a sinistra, si lascia la mulattiera e si prosegue per questo che conduce direttamente a Camporoma, dopo un breve cammino tra il bosco. Camporoma è una parte della montagna "baciata dal sole" e in un punto dove il declino montano diventa più dolce. In questa zona, gli uomini hanno costruito una casetta e modificato l'ambiente per viverci, in perfetta sintonia con con l’ambiente.
 Mi avvicino alla casa ormai diroccata, resistono le pareti esterne e parte di una pre-ingresso, ricoperto con piagne. Sui portali, in alcune pietre esterne ci sono incisioni, per lo più nomi o sigle con date. Si riescono a vedere ancora alcune date della prima metà del '900. Giro attorno al perimetro della casa, guardando ogni anfratto... sul retro, in una fessura si vede qualcosa di metallico, un sasso si muove, lo sfilo e mi appare ancora una lastrina del fucile Carcano '91, il caricatore del moschetto italiano ancora integro benchè i proiettili siano ormai arrugginiti e inutilizzabili. Li ripongo nell'anfratto e rimetto le pietre: sono un documento, un piccolo "monumento" rimasto lì da 70 anni, sarebbe irrispettoso spostarlo (oltre che illegale la sua detenzione). Quindi, se mai andate a vedere quel luogo e notate la lastrina, non spostatela è storia del posto, non ha alcun senso estrapolarla dal contesto è parte di esso. 
Sul lato sud, altre incisioni sotto una finestra e qua e là nelle pietre. Mi porto nell'interno dello stabile.... è più stretto di quel che sembra. In questo posto, e probabilmente in essiccatoi della zona, c'erano circa 80 partigiani. 
Perlustro la zona antistante l'entrata, con la mia inseparabile vanghetta rimuovo le foglie e controllo il terreno antistante l'entrata... frammenti di piatti, bossoli sparati ma anche pezzi di vetro di bottiglie, tutto apparentemente disseminato lungo il pendio d'avanti all'entrata, forse buttati lì successivamente alla guerra.
Riesce difficile pensare a come potessero stare in inverno, tuttavia, il racconto di uno di loro lo descrive in un libro:

Ottobre 1944 - "Corro al distaccamento di Camporoma, ove quei bravi ragazzi da un po' di tempo si lamentano per la fame. Sarebbe meglio dire per mancanza di tutto. [cut...] Questi giovani ardimentosi, un' ottantina sui costoni, con temperature quasi sempre al di sotto dello zero, si sfamano da un po' di tempo a castagne, che vanno pazientemente raccogliendo di giorno, fra il fogliame, intrinso e marcio di pioggia. Eppure sono giovani pieni di vita e capaci di eccezionale volontà."

Massimo rispetto per questo luogo, come qualunque altro in cui la sofferenza della guerra si è fatta sentire.
Risalgo lungo le piane, cerco di ritrovare il proseguo del lastricato, ma tutto si ferma in una grande gola. Probabilmente il piccolo canale di quella gola, si è inghiottito tutto, però, in quel punto, tra le ultime piane, c'è uno scherzo della natura stupendo: un'enorme masso, alto diversi metri è spezzato a metà creando una larga fessura utilizzata dagli uomini per ricavarne una stanza: è ancora visibile un muro che ne delimita l'entrata. Chissà da quant'è lì quel masso..... magari millenni visto che non solo è spezzato ma distanziato nel punto di rottura.
In questi luoghi, nel frattempo sono tornato altre volte... storia, natura e silenzi.
Purtroppo Monica, colei che mi ha segnalato il luogo, mi ha fatto sapere che la cascata e tutta la pace di quel torrente Terchio è in pericolo a causa di un progetto, in cui si vorrebbe "catturare" l'acqua nella zona della cascata, incanalarla in un tubo e portarla più a valle in una rumorosa turbina. Tutto ciò cancellerà quello che è attualmente quel posto.... distruzione del torrente, dei percorsi, forse prosciugamento della cascata, non c'è più la protezione di quei "giovani pieni di vita e capaci di eccezionale volontà" che erano i nostri nonni... quei giovani adesso sono le persone che combattono con carte bollate e proteste, son cambiate le armi ed i nemici, ma la natura e il luoghi che difendono sono gli stessi.
Finisco col ringraziare tutti i “resilienti della montagna”, partigiani a proprio modo della natura e delle tradizioni, sparpagliati in Lunigiana... questo era l'articolo giusto per farlo.

 Come ci si arriva...
IN FONDO ALL'ARTICOLO HO MESSO LA TRACCIA PER IL GPS.
Conduce a Camporoma. Quando arrivate sul fiume, risalendo a piedi per 5 minuti, raggiungete la cascata

Stavolta sarebbe meglio dire: come si percorre questo sentiero storico naturalistico?
Precisiamo subito che il percorso è semplice ma non è facilissimo da seguire. E' adatto a tutti quelli che amano camminare, come percorso alternativo ai soliti percorsi segnati del CAI. Necessita di scarponcini, un briciolo di attenzione sul fiume e spirito d'osservazione, oltre che senso dell’orientamento. Però a mio avviso, ne vale la pena... ma veniamo a noi...
Da Pontremoli andare verso la Cisa. Al primo tornante prendere per il passo del Cirone (al tornante andare a destra). Seguire la strada fino ad un bar, prendere a destra verso Casalina. Salite per 5 minuti, passate l'abitato di Casalina e dopo poche curve, svoltate a destra per "Casalina Superiore". La curva di svolta è a gomito e stretta, vi consiglio di andare poco più avanti, rigirare e prenderla in quel modo. Salite la strada fino ad incrociare una strada sterrata. Parcheggiate e salite su quella strada a piedi. Dopo una diversi minuti, su una curva a destra, c'è un PICCOLO sentiero. La curva la riconoscete perchè sugli alberi ci sono colorati due punti rossi (fatti da chi ha richiesto la concessione delle acque). Seguite quel sentiero, rimanendo su quella costa (non salite troppo, nè scendete nel torrente). Dopo una lunga camminata, il sentiero scende e vi ritrovate in uno slargo, dopo essere passati di fianco ad una pietra. Sulla vostra destra c'è un piccolo rudere, di cui si vede solo il perimetro. Proseguite poco avanti fino al torrente. Attraversate. Di fronte a voi dovreste vedere il lastricato che sale a Camporoma... ignoratelo un attimo e proseguite sul torrente, in cinque minuti siete alla cascata.
Per andare a Camporoma, seguite il lastricato che sale, dopo pochissimo, c'è un piccolo sentiero sulla sinistra, seguitelo e in 10 minuti siete a Camporoma. Appena arrivate sulle piane, guardatevi attorno e vedrete la casetta dei partigiani.
So con certezza che tra chi legge ci sono anche dei detectoristi (cercatori con metal detector)... mi raccomando rispetto per la natura e il posto. Non prendete la lastrina, è un pezzo di storia da non estrapolare dal contesto. Divertitevi...

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