Le Cascine, un alpeggio a Groppodalosio

Cascine Groppodalosio

Nella toponomastica dell'alta Lunigiana sono ricorrenti nomi riconducibili a cascina,  specie nei comuni di Zeri e Pontremoli. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di vecchi alpeggi abbandonati su cui sono dislocate  case in pietra e legno con copertura a piagne. In primavera e d’ estate erano popolate  da pastori e famiglia, provenienti da paesi più o meno vicini che, percorrendo mulattiere e sentieri, raggiungevano i pascoli d'altura.
Nella sommità del paese di Groppodalosio è presente un lastricato ben conservato, che sale proprio in direzione di una località chiamata “Le Cascine”. Consultando una qualsiasi vecchia mappa topografica, si può vedere come sale verso i passi dell'Appennino Tosco-Emiliano.  A "Le Cascine" risultano censite tre case e ben sette ruderi e sempre dalla mappa, risulta una vegetazione a pascolo lavorata. La mulattiera nei pressi di "Le Cascine" si divide in varie direzioni: verso Ospedaletto prima del Passo del Cirone, verso il fiume Magra poco sopra Pracchiola, verso "Groppo Del Vescovo" e in direzione delle cime dell'Appennino. E' un percorso molto bello per gli spunti fotografici che offre. Personalmente l'ho percorso tre volte ed ho visto un graduale degrado, sia del lastricato, sia dei pascoli sempre più invasi dalla vegetazione. A complicare le cose ci si è messo il tempo che scorre e la morte di Renato, il contadino che abitava nell'ultima casa di Groppodalosio che curava i propri boschi come giardini.
Sono tornato lassù, in questa torrida estate, a distanza di due anni.  Arrivo a Groppodalosio passando da una strada secondaria che conduce direttamente alle ultime case del paese.
Il tempo è splendido, la voglia di camminare pure.... c'è tanta voglia di immergersi nella natura lontano da tutti per poi tornare tra le persone care ancora più carichi, dopo una scarpinata nel rilassante verde. Lo spirito è quello giusto per affrontare qualsiasi percorso.
Mi avvio seguendo la strada sterrata che sale verso il bosco. Dei cani abbaiano e segnalano la mia presenza nel paese apparentemente solitario. Arrivo alla fonte, bevo e riempio una bottiglia da 1,5 litri.... non ci saranno altre fonti, meglio abbondare. L'acqua esce copiosa e fresca: neppure le scarse piogge hanno diminuito la portata di questa fonte. La sosta è quasi un rito, da lì in poi non incontrerò più nessuno.... c'è quella sensazione di stacco totale con la civiltà. Il lastricato inizia lì, di fianco alla fontana, e sale subito rapido tra i castagni. Questo primo pezzo è stupendo, basta rimuovere un po' di foglie per vedere lo splendido lastricato che c'è sotto i miei piedi. La vegetazione ha in parte invaso il percorso.
Salendo si vedono tratti di castagneto seriamente danneggiati dal cinipide galligeno, un parassita “importato” dalla Cina. La mulattiera sale velocemente verso un bivio, proseguo sulla destra in un tratto pianeggiante. Per un lungo tratto si continua ad attraversare il castagneto. Se si è attenti si vedono tracce di muretti a secco e di contenimento. In particolare questi ultimi, sono quelli a forma semicircolare costruiti attorno ai castagni da frutto.
Si arriva a una bellissima maestà con una nicchia contenente una scultura di marmo che rappresenta la Madonna: ha una forma molto elaborata,  è una specie di colonna quadrata in arenaria con una nicchia che finisce con una punta, sulla quale qualcuno ha costruito una specie di "cappello" di cemento. E' una maestà costruita forse per qualche "grazia ricevuta". Delle incisioni sotto la nicchia, nella colonna e sul piedistallo sono riportate delle scritte poco leggibili. Si legge chiaramente un nome, la parola “CONCESSA”, la data del 1863.... mi riprometto di chiedere in paese quando tornerò.
Qualche foto di rito e proseguo sul tratto a sinistra, seguendo il profilo della montagna. Il paesaggio è cambiato: si sono aggiunte alcune aree di pascolo.
Adesso il sentiero incrocia una strada sterrata, è la stessa che abbiamo percorso nel primo tratto del paese, dove abbiamo preso l'acqua della fonte. Seguo lo sterrato che sale ripido tra due speroni di roccia. Di fronte ci sono i passi appenninici, sulla destra Pracchiola e la Valdantena e sulla sinistra si vedono altre vette..... sono totalmente inglobato dal verde. Questo non è un percorso di transito di turisti ne è segnalato da alcuna guida, la sensazione di solitudine con se stessi qui è reale. Solo la sterrata dà un senso di collegamento con il paese.... l'unico cordone ombellicale con la "civiltà". Tempo di bere un po' d'acqua, ascoltare e guardarsi intorno.... con me c'è solo il vento. Il bello di questo posto è proprio la consapevolezza di non incontrare nessuno, di essere "soli con la natura"..... anzi "in compagnia della natura".
Seguo ancora un tratto di sterrata e passo di fianco a un piccolo colle poi si riaprono paesaggi in un tratto roccioso. La mia meta è ormai vicina: è l'altura che vedo di fronte, si vedono chiaramente i prati dell'alpeggio. Questo è il tratto più difficile da percorrere: la natura si è riappropriata delle costruzioni umane. Dall'ultima volta che sono salito i sentieri hanno subito un fortissimo deterioramento. Lascio la strada e mi dirigo sulla destra su un sentiero. Da qui in avanti risalgo senza alcun riferimento, visto che sono stati cancellati. Se andate su questo alpeggio tenete conto del punto (waypoint) della mappa e cercate di seguire il percorso, sapendo che nell'ultimo tratto potreste aver bisogno di scostarvi dal tracciato.
Non riuscendo a ritrovare il sentiero che sale diretto all'alpeggio, percorro il sentiero a mezza costa e si iniziano ad incontrare le prime piane. Si tratta di ampie piane con qualche muretto a secco che salgono verso la cima,  ma proseguono anche sotto il sentiero. In questo tratto il bosco ha ormai invaso quelle che forse erano piane coltivate o pascoli. Di tanto in tanto si incontrano le "cascine" abbandonate e qualche pianta di nocciolo. Nella stragrande maggioranza si tratta di ruderi in pietra, qualcuno molto grande, disposti lungo il sentiero a distanza l'uno dall'altro. Percorro ancora il sentiero,  ma dopo un lungo percorso a mezza costa termina in una zona ripida e boschiva probabilmente mai utilizzata nè per il pascolo nè per le coltivazioni.
Decido di tornare sui miei passi per trovare una zona meno disagevole per la salita ai prati. Incrocio quel che resta di tre cascine costruite vicine tra loro. Salgo nel bosco sopra di esse. La salita è ripida, ormai non seguo alcun riferimento a parte il punto che ho contrassegnato sulla mappa. Da qui si osserva un sentiero lastricato che va verso il passo. Lungo questo percorso si incontrano altre cascine costruite ai bordi della mulattiera. Sono tutte in pessime condizioni e diroccate.
E’ semplicemente incredibile pensare che quì venivano i pastori in estate con le famiglie al seguito. Una vita certamente dura, ma immagino i bambini giocare in mezzo a tutto questo.... con poche cose ma felici, in armonia con il mondo, con il tempo scandito da ritmi naturali.

Ultime note... il percorso è molto semplice, ha una salita ripida iniziale ma poi prosegue quasi tutto "in quota". Attraversa zone boschive e zone assolate ed è lungo poco meno di 5 km. E' importante portarsi dietro abbondante acqua. Si percorre tranquillamente anche in inverno e non sono presenti particolari pericoli. Tenete presente che non è transitato da nessuno e quindi sarete soli.... usate tutte le precauzioni che necessita tale situazione.

Coordinate mappa
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