Madro di Succisa.... un percorso antico, un ponte, ingegno e tempi moderni.

Madro di Succisa

Questa è una tappa squisitamente storica. E' un escursione nata lì per lì da un invito a pranzo a casa dell'amico Gino Monacchia, tra un bicchiere di vino, ottime melanzane alla parmigiana e formaggio della Lunigiana...... potremmo dire "pianificata a tavolino". L'escursione al Madrio è un insieme di riflessioni genuine, un concentrato di storie e storia. Di tutti i posti che ho visto, questo è forse quello che risulterà apparentemente più anonimo se non se ne conosce la storia o non si è attenti ai particolari. Non ci sono cascate, non ci sono castelli ne laghi.... nessun paesaggio mozzafiato. E' un luogo che trasuda di ingegno dell'uomo, fatiche, gioie, malinconia e speranza. E' un escursione consigliata ai veri amanti della Lunigiana, agli attenti osservatori, ad appassionati di storia, ai sognatori.
Ci si può arrivare facilmente con un fuoristrada o a piedi da Pollina, una frazione di Succisa, seguendo una strada. Ho la doppia fortuna di avere l'amico Gino Monacchia che mi accompagna con l'auto e mi fa da guida turistica (la migliore possibile dei luoghi della valle del Magriola e della Cisa). Si parte da casa sua a Pollina, dopo aver pranzato. Arrivati al ristorante "Ferrari" si svolta verso il campo sportivo e si prosegue lungo la strada asfaltata che sale proprio a fianco del ristorante. Nell'ultima curva che immette al parcheggio del campo sportivo c'è un bivio, si prosegue diritto nello sterrato. Questa strada è stata costruita ed è mantenuta efficiente da alcuni abitanti del luogo, attraverso la cooperativa Giogallo.... sale fino alla bellissima località di Pian della Faggiola, ma noi ci fermeremo molto prima. E' un tracciato che a tratti si sovrappone a quello antico. La strada sale tra piccole curve, antichi castagneti e ripidi pendii. Dopo breve tempo si incontra una curva quasi a gomito, un breve rettilineo e il paesaggio muta del tutto: non è più ripido ma quasi pianeggiante. Sulla destra passiamo di fianco ad un casone sapientemente ristrutturato, un armonia di legno e sasso, in un tratto di bosco recintato da steccato, tenuto pulito come un giardino. Qui si parcheggia e si prosegue a piedi. Si scende lungo una strada laterale che si addentra nel bosco. E' un vecchio percorso che da Montelungo scendeva a Succisa, a tratti raffiora il lastricato che ci mostra la vera età di quella che ora sembra una semplice strada di terra. Siamo in una vasta area quasi del tutto pianeggiante, fatta di castagni centenari e giovani piante..... questo è il Madro. Ci si addentra in questa località così particolare, tra vecchi casoni e sentieri. Gino mi mostra un casone quasi del tutto intatto, parte del tetto è crollato ma poco importa: rende bene l'idea di quel che era. Al suo interno c'è ancora una scala di legno, fatta con rami d'albero incastrati a formarne le scale.

Questa località ha una storia tutta particolare: fino a fine 1700, chiusa nella parte bassa in direzione del torrente Magriola, formava un lago o una palude. Tra la fine del 1700 e i primi del 1800 venne fatta una grande opera di bonifica, tramite la costruzione di una serie di condutture sotterranee in pietra (in dialetto ciodga). Si tratta di un canale interrato centrale alto 80 cm e largo 70 cm, formato da pietre opportunamente collocate, per una lunghezza totale di 350 metri. A questo se ne diramano altri più piccoli formando una struttura a "lisca di pesce". Un opera d'ingegno formidabile che ha permesso di trasformare l'area in un grande prato verde e successivamente un castagneto da frutto. Stiamo camminando su queste condutture invisibili che da 200 anni svolgono il loro compito. Spostandoci nel castagneto, si incontrano tratti crollati di questo incredibile incrocio di tunnel. Entro in un tratto sprofondato di questi tunnel secondari e mi chino per scattare qualche foto.... ne vale la pena per constatare la cura con cui è costruito. Questi canali artificiali sono costruiti piuttosto profondi e ricoperti di terra, tanto da risultare completamente invisibili.
Del castagneto secolare rimangono solo alcuni appezzamenti ma questi bastano per apprezzare l'impianto fatto a filari paralleli disposti su una rete immaginaria. Forse è uno dei primi impianti di questo tipo in Lunigiana, forse un sistema “importato” dall'influenza Austriaca del ducato di Parma e Piacenza, forse espressione dell'illuminismo che arriva anche in paesi isolati come quelli della Lunigiana...... ipotesi suggestive ma non improbabili. Quel castagneto ha rappresentato una risorsa di cibo per le persone, fino al 1965 circa.
In questi 200 e più anni anni di storia, persino una zona così poco accessibile, si è scontrata con le esigenze dei "tempi moderni". Nel aprile del 1949, viene inaugurato a Filattiera lo stabilimento per la produzione del tannino della ditta Loser. Il tannino è quella sostanza utilizzata per la concia delle pelli di cui il castagno è ricco. Questo stabilimento comprava i grossi castagni per ricavarne la preziosa sostanza. Per l'estrazione era necessario il taglio dell'albero ed il trasporto in fabbrica. Tantissimi in Lunigiana, hanno creduto al miraggio di facili guadagni, non considerando che quei castagni avevano impiegato quasi due secoli per crescere in quel modo. Sul Madro, questo evento ha lasciato segni evidenti e chiari: le zone di castagneto secolare e le zone di castagneto più giovane, corrispondano esattamente alle zone di confine dei singoli proprietari, contrassegnate dai vari termini di confine. Ciò significa che alcuni proprietari di quei terreni avevano venduto il loro castagneto, ma altri avevano preferito tenere gli alberi secolari da frutto. A qualche km da qui, nel bosco del paese di Braia, c'è un intero castagneto secolare abbattuto in quegli anni. In quella zona, i tronchi giacciono ancora oggi in terra, sparsi nel bosco..... uno spettacolo spettrale. Nel 1959 la Loser decide di chiudere lo stabilimento.

Si prosegue lungo la strada antica in direzione del torrente Magriola. Non è facile seguire questa che un tempo era un tracciato lastricato e adesso è una traccia appena visibile. Tuttavia la vecchia strada è marcata dalla tipica vernice rosso-bianca dei percorsi di trekking. La strada arriva fino al restringimento sul Madro e prosegue con un inclinazione crescente. In pochi minuti si raggiunge il torrente Magriola. Qui è presente un piccolo ponte ad un arcata in pietra, ricostruito dopo un crollo avvenuto chissà quando. Non ho notizie storiche sull'anno di costruzione ma è certo, come si nota in un lato a valle del ponte, che in precedenza era girato in modo diverso, lo testimoniano i resti della precedente arcata. Si può supporre che, in seguito ad un crollo, si sia ritenuto più sicuro ricostruirlo in quella posizione. L'attuale ponte resiste così da secoli compresa la disastrosa alluvione del Magriola del 1960 che distrusse ogni cosa, isolando Succisa.

....tempo di rientrare e tornare a casa. Il Madro di Succisa.... un percorso antico, un ponte, l'ingegno e tempi moderni.... sì, tante cose messe assieme rivissute in una bellissima giornata.

E' da tanto che volevo scrivere qualcosa sull'amico Gino Monacchia di Succisa. Grandissimo conoscitore e storico della sua terra, impegnato nella sua comunità come lo erano le persone un tempo. Monacchia conosce ogni angolo del bosco ed ogni suo segreto. Ha una memoria formidabile ricordando date ed eventi storici anche molto antichi. Da buon professore di vecchio stampo, conosce l'etimologia di ogni località e parola della sua zona. Ha un estrema conoscenza dei percorsi antichi tra L'Emilia e l'alta Lunigiana ed è autore di alcuni libri. Ha un blog personale in cui scrive eventi e storie di "vita in montagna" http://ilmioappennino.blogspot.it/
Storie e ricordi come quelli che ho scritto sopra, sono possibili solo grazie a persone come lui.

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