La prendo alla larga...
Forse vi annoio, ma merita sapere come ho RIscoperto questo mulino circa 13 anni fa (conservo ancora delle foto quando era ancor perfettamente integro). Penso che scrivere serva anche a "denunciare" situazioni di degrado e distruzione di ambienti naturali stupendi... buona lettura.
Tante volte mi sono riproposto di scrivere di questo mulino ma per una serie di ragioni, ho sempre rimandato. C’era sempre un qualcosa che non mi soddisfaceva, che in qualche modo potesse sciupare la narrazione di questo luogo o forse era la scusa per tornare e tenermi caro questo angolo così particolare.
Forse è uno dei luoghi più difficili da descrivere, sia per la posizione, sia per l’ambiente in parte alterato dalla piccola centrale idroelettrica posta più a valle. Avevo osservato sulle mappe, la presenza di mulini nei profondi letti del torrente Mezzemola e sul suo affluente, il canale Mezzena. Il punto di risalita scelto, quello che a me sembrava più logico era il Paese di Torrano nei pressi del quale scorre il torrente Mezzemola.
Parcheggio nei pressi di Torrano e seguo la strada sterrata nei pressi delle prime case. Il torrente è alla mia sinistra e promette una bella giornata: in fondo alla gola, si fa sentire e offre qualche scorcio interessante… ma a volte, le delusioni sono dietro l’angolo. Ben presto mi rendo conto che le aspettative di questo percorso, sono ben altra cosa della realtà. Purtroppo il luogo è letteralmente sfigurato dalla presenza di una piccola centrale idroelettrica, costruita sui ruderi di un mulino. Per arrivare a costruire questa centrale, si è letteralmente distrutto l’argine sinistro, scavando con grandi mezzi, per la costruzione della strada sterrata. Mi chiedo come sia stato possibile autorizzare una cosa del genere. Risalendo si notano tubi in ferro abbandonati e gettate di cemento armato lungo il tratto sterrato, ancoraggi di acciaio piantati nelle pietre deturpate. Immagino la bellezza del luogo, prima di questo “cambiamento”… chiamiamolo così. Sull’argine destro, si notano ancora le ripide pareti rocciose, che aiutano ad avere un idea, di come doveva essere questo tratto di torrente. La mia mente, cerca una giustificazione e si convince che “vabbè, se serve…”. Ad un certo punto il torrente si chiude in una “bellissima” gola rocciosa, un piccolo canyon di straordinaria bellezza, se non fossero visibili gli innumerevoli artefatti umani e oggetti apparentemente abbandonati: tavole, ferri, tubi e quant’altro. Il progettista ha avuto l’idea di far passare i tubi sospesi nel canyon, con cavi di acciaio ancorati alle pareti, sicuramente con il benestare di chi ha approvato il tutto con la sua firma… queste persone, me le immagino sedute nei loro uffici, orgogliose del fatto che i loro climatizzatori, magari sono alimentati anche da quell’energia pagata cara, in termini ecologici.
Forse è la prima volta che vi invito anche a vedere con i vostri occhi il risultato di quell’intervento. Avrei potuto risparmiare questa parte di racconto, ma non si può sempre chiudere gli occhi e alzare le spalle. Torno a casa deluso ma curioso di vedere oltre il canyon.
Il Mulino di Trapianella
Torno sulle mappe e cerco il modo di raggirare l’ostacolo. Noto che passato Arzelato, all’altezza di Pietra Piccata, una mulattiera scende in direzione del canale di Mezzena. Parcheggio nei pressi dello svincolo per Pietra Piccata e prendo la strada sulla destra che va esattamente in direzione opposta al paese. Una piccola strada asfaltata che, dopo un breve tratto tra bellissimi abeti, arriva ad un gruppo di case. Ci passo di fronte e proseguo in quella che diventa una mulattiera sterrata. Un percorso tra i castagneti, molto bello. La strada si divide, prendo il tratto di destra che scende. A tratti ripida, tra tornanti scende velocemente. Più in basso, la mulattiera gira sulla sinistra, la discesa si fa meno ripida. In basso, alla mia destra, scorre il canale di Mezzena, invisibile ma si fa sentire. Dal GPS noto di essere sopra i canyon visti qualche giorno prima. Un vecchio essiccatoio si presenta alla mia sinistra, diroccato, ma col suo fascino. Ora sento più rumoroso il canale, a tratti lo vedo e ritrovo la bellezza della natura: sopra il canyon, la natura rimane quasi intatta, interrotta solo da un tubo, ma in questo caso, discreto e poco visibile. Ancora qualche metro e sul letto del canale appare uno dei due mulini.
A mio personale gusto, uno dei più belli di tutta la Lunigiana. Non è il più grande, non è neppure quello meglio conservato ma è uno dei pochi mulini a torre della zona, posto in una fredda e buia gola. Qui la luce del sole arriva veramente poco e non è facile fare delle foto in giornate grigie. Sono presenti due mulini a torre. Il primo che si incontra è chiamato “Mulino di Trapianella”, l’altro, distante qualche decina di metri dovrebbe essere il “Mulino Lecchini” o il “Mulino Governatore”. Entrambi muniti di una macina, erano attivi solo in inverno.
Con la loro torre, ricordano vagamente degli improbabili mini-castelli. In particolare, il “Mulino di Trapianella”, conserva intatta la torre, il canale di derivazione che lo alimentava e i suoi straordinari archi. Entrambi sono posti direttamente sul letto del canale. Quello più a monte, gode direttamente del piccolo salto d’acqua posto subito sopra la torre. Il secondo utilizzava l’acqua in uscita di quello a monte. A differenza dei mulini più diffusi della zona, questi sono alimentati dalla forza dell’acqua in caduta nella torre. Particolarmente bello è il “Mulino di Trapianella” con la stanza della pala, poste direttamente all’altezza del canale. Chi ha progettato questo mulino, aveva sicuramente anche gusto estetico: è un opera d’arte perfettamente inserita nel suo ambiente. Cerco di immaginare l’acqua addomesticata che entrava nella torre e usciva poi direttamente nel letto del canale. I rumori, le persone, gli odori… ma anche le condizioni di lavoro difficili nelle brevi e gelide giornate invernali di questi luoghi, in una gola con poca luce e quasi sempre senza sole.
Tra i resti si nota la stufa a legna testimonianza delle condizioni climatiche in cui si svolgeva il lavoro: non dimentichiamo che parliamo di 2 mulini attivi SOLO nel periodo invernale.
Funzionamento di un mulino a torre
A differenza dei mulini che siamo abituati a vedere, quelli a torre portano il canale di derivazione direttamente sulla sommità di una vera e propria torre. Al suo interno la torre ha una condotta che confluisce sulle pale orizzontali. L'acqua arrivava sulla torre, il mugnaio chiudeva la condotta in prossimità delle pale e la torre si riempiva. Dei fori di "troppo pieno" posti sulla torre, indicavano al mugnaio quand'era tempo di aprire la condotta. Come scritto sopra, da documenti, risulta che questo mulino, fosse operativo solo in inverno.
Il luogo è veramente da fiaba e invita a fare foto... ma anche cento foto, non descrivono bene tutto il contesto. Seduto su una roccia di fronte al mulino, nell’aria fresca che accarezza la pelle, ascolto il rumore dell’acqua che scorre veloce. Tra il verde attorno a me e l’azzurro cielo che si intravede, ripongo tutto nello zaino per restare con l’unica cosa necessaria: i sensi
Come arrivare
Da Pontremoli prendere per Arzelato, passate il paese e continuate per Pietra Piccata. Arrivati allo svincolo per il paese di Pietra Piccata, parcheggiate. NON scendete verso Pietra Piccata, ma seguite la piccola strada asfaltata sul lato opposto della strada. La strada prosegue tra grandi abeti. Arrivati alle case, proseguite nella strada. La strada diventa di terra, andate avanti. Al primo bivio prendere la strada sterrata sulla destra e seguitela senza mai lasciarla. Tra tornanti, vi porta al mulino.
E' un percorso facile per tutti. Sotto trovate la traccia GPS da scaricare.
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